Le Scarpette da punta, emblema della danza classica, sono un modello speciale di calzatura usato dai ballerini per danzare in punta.
Permette loro infatti di muoversi sulla punta dei loro piedi.
Questo modello è solitamente indossato dalle ballerine, ciò nonostante anche ballerini lo indossano per determinati ruoli, come l'orribile sorellastra in "Cenerentola" oppure Bottom nel balletto "Sogno di una notte di mezza estate".
Storia delle Scarpe da Punta
Le origini delle punte non sono ben conosciute. Sembra che esse siano state già utilizzate nel 18° secolo da danzatori maschi nei teatri da fiera napoletani.
All’inizio del 19° secolo, divengono esclusivamente femminili. Questa tecnica nasce quando la scarpina piatta soppianta la scarpina col tacco: progressivamente il lavoro del piede in mezza punta portato al limite estremo conduce naturalmente verso l’utilizzo di una nuova scarpina che consenta di andare sulle punte.
Intorno al 1820, già molte danzatrici cominciano a sperimentare in scena la tecnica delle punte che si afferma definitivamente con Maria Taglioni quando nel 1832, danza La Sylphide il primo balletto interamente interpretato sulle punte che acquisiscono altresì una dimensione simbolica in quanto rispondono all’immagine del Romanticismo della donna eterea. In effetti, grazie ad esse, la donna cessa d’essere legata alle leggi dell’anatomia e diventa una creatura sovrannaturale.
Progressivamente, la tecnica delle punte si perfeziona. I passi di danza sempre più numerosi e complessi (ballonné, changement de pied, relevé, tour etc.) necessitano di un apprendimento particolare e di scarpine rinforzate la cui costruzione si evolve con il tempo e differisce secondo le scuole delle varie nazioni: le punte inglesi, per esempio, presentano un profilo molto fino ma sono più larghe di fronte mentre le punte russe sono più a forma conica.
Anche i coreografi iniziano a creare balletti che privilegiano il lavoro della danzatrice sulle punte. Tra questi un posto importante occupa Marius Petipa, grande propulsore del virtuosismo nei balletti. Infine, le punte sono divenute il simbolo della danza classica e neoclassica.
La danza classica arriva nel XIX secolo ai suoi massimi livelli artistici. Livelli sicuramente migliorabili, perfezionabili in seguito sotto l'aspetto atletico e tecnico come avviene nello sport, ma non sotto l'aspetto artistico. In tutto il mondo a tutt'oggi dire danza classica significa dire La Sylphide che è del 1832, Giselle del 1841, Don Chisciotte del 1869, Coppelia del 1870, La bella addormentata del 1890, Lo schiaccianoci del 1892 e Il lago dei cigni del 1895. Tutti balletti vivi, presenti nei repertori dei principali teatri mondiali e in dvd nei negozi specializzati. La danza classica è e rimarrà questa. Ti faccio un paragone: prendi gli strumenti musicali, il violino, il pianoforte, il clarinetto, la chitarra, la fisarmonica… Pensa che evoluzione c'è stata nel corso dei millenni. E giunti a questo punto ho dei seri dubbi che qualcuno inventi strumenti nuovi che entrino nella storia della musica come ci sono entrati il violino o il pianoforte. E così è la danza accademica. Improbabile che se ne inventi di nuova.
E' il genere più antico di danza che si possa studiare nelle accademie.
La sua origine proviene direttamente dall'Italia, dai balli di corte del rinascimento. Ma il genere venne presto ripreso anche dalle corti francesi, che lo svilupparono e lo portarono alla massima espressione durante il XVII-XVIII secolo.
Fu in questo periodo che lavorò il coreografo Pierre Beauchamp, considerato il “creatore” delle cinque posizioni classiche.
In questo periodo la danza smise di essere un esercizio di corte. Non era più una cosa un po’ per tutti quanti (lo stesso Luigi XIV assunse il nome di Re Sole anche perché interpretò la parte del dio sole in "Le Ballet de la Nuit" nel 1653), ma divenne una professione vera e propria.
All’inizio tutti i danzatori erano uomini. La prima donna a ballare salì sul palco nel 1681. Nel 1700 Raoul Feuillet scrisse un libro in cui raccolse le posizioni e i passi base della danza, ancora oggi utilizzati.
I danzatori del XVIII secolo erano coperti da maschere, indossavano grosse parrucche e scarpe col tacco. Le donne indossavano gonne larghe e lunghe, strette nei loro corpetti. Gli uomini non erano certo molto più leggeri.
Furono due donne a cambiare le cose. Le due migliori ballerine francesi dell’epoca. Marie Camargo infatti scelse scarpe senza tacco, accorciò le gonne rendendole meno ingrombranti e abbandonò le maschere, mentre la sua rivale, Marie Salle, abbandonò i pesanti costumi scegliendo per il suo compagno delle tuniche greche.
La prima donna della storia ad aver compiuto una doppia pirouette è stata Hanne Heinel.
Furono inglesi e tedeschi ad evolvere l’idea di balletto. Infatti John Weaver, a Londra, eliminò le parole dai suoi spettacoli, cercando di rappresentare i concetti attraverso espressività del movimento.
Nel 1735 fu fondata l’Accademia Imperiale Russa, che darà poi vita al Russian Ballet, il Balletto Russo.
Verso la fine del ‘700 la danza cominciò a subire forti accelerazioni.
Si iniziò ad andare sulle punte. Per lo più per due o tre passaggi.
Fino a che, per la prima votla, Marie Taglioni nel 1832 ballò tutta “La Sylphide” sulle punte.
Nel 1828 vennero isnerite per la prima volta nei balletti delle prese.
È l’era del Balletto Romantico. Siamo infatti entrati nel romanticismo e la danza non fa eccezione.
Marie Taglioni interpretò Sylphide. Questa rappresentazione cambiò moltissimo lo stile dei balletti, nella tecnica, nella storia e nei costumi. Fu proprio “La Sylphide” ad ispirarne il successore ideologico: “La Giselle”, interptretato per la prima volta all’Opera di Parigi nel 1841 da Carlotta Grisi. Anche ne “La Giselle” il tema sovrannaturale è dominante. Nel secondo atto i fantasmi indossano il tutù bianco reso popolare da “La Sylphide”.
Un salto ci porta alla creazione dei più grandi balletti del mondo.
Nel 1932 George Balachine fonda la School of American Ballet.
Più tardi, nel 1947, insieme a Kirstein fonda la Bellet Society che diventerà l’anno successivo (1948) il New York City Ballet. Così nacquero tanti balletti in tante città nordamericane: il National Ballet of Canada, a Toronto nel 1951, Les Grands Ballets Canadiens, a Montréal nel 1952, il Pennsylvania Ballet, a Philadelphia nel 1963 e lo Houston Ballet nel 1963.
Nel 1956 le grandi compagnie russe, come la compagnia Bolshoi o la compagnia Kirov, cominciarono ad esibirsi in occidente. L’intenso spirito drammatico e il grande viruosismo tecnico ebbero un fortissimo impatto sul pubblico. È importante citare i grandi nomi di Rudolf Nureyev, diventato poi direttore artistico del Paris Opéra Ballet, di Natalia Makarova o di Mikhail Baryshnikov, poi direttore dell’American Ballet Theatre, a New York City.
A partire dagli anni ’60 il pubblico divenne più vario. Molti giovani cominciarono ad andare a vedere la danza in teatro. Così virtuosismi atletici, ritmi moderni, temi attuali, furono sempre più ben accetti.
Molti balletti classici cominciarono ad essere accompagnati da musica Jazz o addirittura dal Rock’n Roll. Questa trasformazione diede maggiore impulso per lo sviluppo della danza moderna.
La Tomaia o parte esterna
E’ la parte estetica della scarpina, essa ricopre il piede ed è in raso.
Esistono anche che utilizzano altro materiale meno lucido o tessuto elasticizzato.
La parte estrema della punta si chiama “empeigne” (impegno):
L’altezza dell’empeigne dipende dalla qualità del piede e dalla sua morfologia.
Sarà alta se le dita sono lunghe e il collo del piede forte, corta nel caso contrario e media per i piedi intermedi. Il tallone e la scollatura devono essere anch’essi adatti al piede. Per una migliore adesione del tallone, è preferibile aggiungere un elastico che circondi la caviglia tenendo così la scarpina ben ferma al piede. Alcune ballerine preferiscono cucire un elastico più piccolino dietro il tallone, attraverso il quale fare passare i nastri e lasciare così maggiore libertà alla caviglia. Il cordoncino che si trova all’interno della scollatura della scarpina non dovrà essere troppo stretto per evitare danni al tendine d’Achille.
} L’embout
E’ la piattaforma, la base sulla quale tutto il peso del corpo si posa. All’interno degli spessori di tela incollate induriscono la punta ed avvolgono le dita del piede come un guscio (parte dura sotto l’empeigne). Le dita devono essere ben allungate nel guscio.
} La soletta
E’ una parte molto importante in quanto è la parte più stretta della scarpina e sostiene il piede dal tallone alla punta. La soletta interna è generalmente composta di cuoio o da policarbonato. Per i piedi molto forti esistono punte con le doppie solette. La soletta esterna è generalmente composta di cuoio.
A che età iniziare a studiare sulle punte?
In generale, le bambine che hanno cominciato a studiare danza tra i 5 e i 10 anni possono iniziare a mettere le punte vero i 12 anni. Non è però sempre così. Bisogna infatti attendere che l’ossatura e la muscolatura siano abbastanza solide per potere reggere senza danni il lavoro sulle punte. In qualche caso, dunque, bisognerà attendere. Meglio è nel frattempo lavorare per irrobustire le caviglie e sviluppare il collo del piede. E’ importante comunque non iniziare senza l’apporto del proprio insegnante, il quale potrà giudicare se si è pronti allo studio con le punte e potrà insegnarvi la tecnica giusta e correggere i vostri difetti.
Preparare le punte per l'uso
Bisogna cominciare cucendo i nastri e gli elastici. Per trovare il posto corretto dei nastri, piegare la parte posteriore della