Domanda:
Quando furono "inventate" le punte da danza??
°Sos Milord°
2008-05-04 04:06:17 UTC
chi le indossò per prima???come venne fuori questa idea delle punte???

è una grande curiosità, ciau!!
Sei risposte:
anonymous
2008-05-04 04:19:30 UTC
Le scarpette da punta sono l'emblema della danza classica.

Questo modello solitamente è indossato dalle ballerine, tuttavia anche alcuni ballerini lo indossano per determinati ruoli, come la sorellastra in "Cenerentola", c'è inoltre una compagnia di danzatori bravissimi che fanno le caricature dei balletti più celebri indossando le punte. Le punte si sono iniziate ad indossare nel 18° secolo da danzatori maschi nei teatri napoletani.

All’inizio del 1800 diventano esclusivamente femminili. All'inizio le punte nn erano cm le vediamo noi ora..erano fatte di legno, con un altissimo tacco ke faceva quasi stare il piede in punta cm oggi, e i lacci, ke sn rimasti d'uso anke ai giorni nostri era indispensabile x tenere la scarpetta al piede xkè qst scarpette nn avevano la parte del tallone..progressivamente è andato perdendosi il tacco..sono diventate di tela e si sono avvicinate alla nostra idea di punte..Maria Taglioni,nel 1832, ne La Sylphide fu la prima ballerina ad indossare le punte per l'intero balletto.

Ed è per questo che sono nate le punte..per dare l'idea di una ballerina eterea innalzata verso il cielo..

ke belle le punte!!le adoro!!!



spero di esserti stata utile..1bacione^^
pql89
2008-05-04 09:44:37 UTC
aspettate che le capezio non sono paragonabili è una balla tremenda....per cominciare le punte sono una cosa soggettiva quindi si può dire che una marca è proprio scadente però qual è la migliore è soggettiva come cosa...le etoile danzano con tanti tipi di punte...ad esempio la guillem usa le bloch..la ferri le freed...sono tante le marche ottime...ad esempio le eva martens...oppure la gaynor minden che sono scarpe particolari praticamente indistruttibili (non proprio) e costosissime...oppure le bloch che hanno tantissimi modelli...oppure le repetto che sono storiche...le grishko che sono le più usate in russia...le sansha in francia...le capezio sono ottime ma non si può dire che sono le migliori...
polletta96
2008-05-07 05:36:23 UTC
Le Scarpette da punta, emblema della danza classica, sono un modello speciale di calzatura usato dai ballerini per danzare in punta. Permette loro infatti di muoversi sulla punta dei loro piedi ((FR) en pointe). Questo modello è solitamente indossato dalle ballerine, ciò nonostante anche ballerini lo indossano per determinati ruoli, come l'orribile sorellastra in Cenerentola oppure Bottom nel balletto Sogno di una notte di mezza estate.

Indice

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* 1 Storia delle punte

* 2 Struttura delle punte

* 3 Problemi legati all'uso delle punte

o 3.1 Vesciche

o 3.2 Deformazione degli alluci

o 3.3 Problemi legati alle unghie

* 4 Punte usate dai ballerini maschi

* 5 Voci correlate

* 6 Collegamenti esterni



Storia delle punte [modifica]



La vera origine delle punte non è attualmente ancora conosciuta: si sa quasi per certo che nell'ottocento venissero già utilizzate da ballerini nei teatri di Napoli.



Nel XX secolo diventano calzature esclusivamente femminili: la tecnica definita en pointe richiede che il piede si alzi da terra scaricando il peso sulla punta, di conseguenza nasce la necessità di un paio di scarpe capace di facilitare questo movimento, operato per donare maggiore grazia e leggerezza alla ballerina. Intorno al 1820 molte ballerine iniziano a sperimentare nei vari balletti questa tecnica: l'apoteosi e la conseguente affermazione la si avrà poi nel 1832, quando Maria Taglioni salirà in punta nel balletto La Sylphide, interamente interpretato sulle punte.



Con il passare degli anni e con il progressivo tecnicismo acquisito dalle ballerine classiche, nascono nuovi passi di danza sempre più complessi e numerosi, che richiedono delle calzature rinforzate e, a seconda della tecnica di ballo, anche forme differenti per andare incontro alle diverse morfologie di piede: ad esempio le punte europee differiscono dalle punte russe per il bordino, e per la dimensione della punta. Le prime infatti hanno un laccio che regola la circonferenza del collo della scarpetta ed hanno una mascherina detta "ad U", e la punta ha una base più larga; quelle russe, invece, oltre a non avere lacci per la regolazione della circonferenza, hanno la caratteristica mascherina detta "a V", e la base della punta più stretta, che quindi necessita di un maggiore sforzo per mantenere l'equilibrio.



La nascita delle punte coincide anche con l'affermarsi della corrente romanticista della danza: la tecnica en pointe assume dunque un ruolo molto importante, tanto che molti coreografi, tra cui Marius Petipa, utilizzano questa tecnica per la maggior parte dei loro lavori.

Per approfondire, vedi la voce En pointe.



Di aziende in Italia che ormai producono direttamente scarpine da punta ne sono rimaste pochissime Troviamo a Napoli la Famosa Triunfo, e a Milano la altrettanto conosciuta Porselli. Nel panorama internazionale troviamo Freed di Londra (che produce in Inghilterra), Sansha di le Havre (che produce in China), l'australiana Bloch che produce in Thailandia, la russa Grishko che ha stabilimenti produttivi a Mosca ecc...



Struttura delle punte [modifica]

Componenti di una scarpetta a punta



La punta è formata da tre parti principali:



Storia della danzaLa danza è definita, da Curt Sachs: la madre delle arti. La parola arte, però (aggiunge l'autore subito dopo) non esprime tutto, e si esita perciò a usarla: il suo significato attuale troppo ampio e nello stesso tempo limitato, non riesce a rendere compiutamente la pienezza di vita della danza.

La danza dunque, prima ancora di arte, è vita: è questo il senso del suo valore di matrice culturale. Nelle più antiche civiltà essa rappresenta sempre un'esperienza determinante nella vita di gruppo sociale. L'uomo primitivo esprime danzando ogni fondamentale avvenimento comunitario: nascite, morti, matrimoni. La danza primitiva è danza guerriera, danza magica, danza sacra, danza della fertilità: è comunque un'attività che ha sempre carattere rituale, che nasce in quanto rappresentativa degli accadimenti della vita della tribù. Nella società arcaica è essenziale il suo valore di modo di espressione della religiosità, il suo esistere come forma di contatto con l'ignoto, con le leggi sovrumane che regolano i cicli naturali: è il linguaggio usato dall'uomo primitivo per esprimere l'irrazionale, il trascendente.

Nella danza la comunicazione avviene tramite i movimenti significativi del corpo: è dunque un linguaggio il cui strumento è il gesto. Ma la danza non è soltanto comunicazione gestuale: essa consiste innanzitutto in un movimento ritmico, in quanto il corpo umano che danza segue sempre un determinato ordine cinetico, che si svolge in rapporto al tempo e allo spazio.

Se questa è una peculiarità che appartiene anche ad altri generi di attività fisiche (per esempio camminare, oppure fare ginnastica), la danza si distingue da essi in quanto consiste in un movimento che non viene condizionato da finalità utilitaristiche: qui il gesto si trasforma in movimento come espressione fine a se stessa, che trascende da qualsiasi scopo legato alla prassi del vivere quotidiano.

Nella nostra civiltà occidentale, che si fonda su una cultura razionalista, astratta, matematizzante, volta al progresso scientifico e all'evoluzione della tecnica, l'artista ha la funzione di comunicare agli altri ciò che sfugge a quella strutturazione artificiale della realtà che l'uomo si è costruito per poter dominare l'ambiente che lo circonda.

La danza teatrale occidentale, vale a dire la manifestazione spettacolare di quest'arte, concepita e strutturata per essere rappresentata di fronte a un pubblico, nella storia della cultura europea di quattro secoli si è per lo più identificata con la forma classica del balletto: un genere che ha assunto una fisionomia specifica sia dal punto di vista dei moduli di movimento adottati (la tecnica accademica del balletto) sia dal punto di vista strutturale (una certa concezione del disegno coreografico, del rapporto danza - scenografica) sia infine dal punto di vista delle tematiche affrontate (i contenuti favolistici, i temi d'evasione della realtà). È importante osservare che soltanto ai primi del Novecento esso è stato messo in discussione da quella corrente di rinnovamento della danza teatrale che va sotto il nome di "danza moderna". Tale corrente non equivale a un unico stile di danza: al contrario, si tratta di una tendenza comprensiva di numerose tecniche e stili differenti. Ma le diverse esperienze dei danzatori moderni possono essere inserite in una corrente unitaria, per via delle origini che le accomuna: vale a dire la medesima volontà di ricerca di moduli espressivi originali, al di là degli schemi statici e artificiosi imposti dalla lunga tradizione del balletto classico.



Danza anticaDal punto di vista formale, la tradizione culturale del balletto consiste in un codice di movimento definito e strutturato secondo regole prefissate: la tecnica della danza accademica è fatta di passi, figure e posizioni, codificati in un vocabolario fisso di modelli di movimento. La conferma tradizionale di tale tecnica consiste dunque in un linguaggio formale che preesiste al danzatore: non è l'artista à creare il proprio codice, bensì viceversa è il codice a formare l'artista.

Le regole comprese in quel sistema di forme sono state strutturate in base a un modello astratto di perfezione stilistica, nel senso che tendono verso un ideale disegno concepito a priori che il movimento del corpo deve tracciare nello spazio: un ballerino classico, dunque, cerca di avvicinarsi al massimo a un modello che necessariamente resta astratto e intellettuale, in quanto non nasce come il risultato diretto delle sue esigenze espressive, ma è sempre aprioristicamente strutturato secondo i canoni puramente estetici.

Questo punto è di importanza fondamentale per chiarire una delle differenze più decisive tra danza classica e danza moderna: mentre la prima si serve sempre di un linguaggio unico, la seconda viceversa consiste in una molteplicità di linguaggi diversi, in quanto ogni artista crea il suo codice per comunicare. Così accade che i danzatori moderni non accettino la convenzione classica delle cinque posizioni del piede, in quanto asseriscono che il numero delle posizioni non può essere stabilito da nient'altro se non da quanto l'artista richiede al proprio corpo per ottenere i risultati che desidera.

Vi è dunque una tendenza continua a restituire al corpo la sua reale dimensione di libera creatività: e questo significa, innanzitutto riconoscerne il valore di realtà essenziale che si definisce e si esprime in un tutto con l'interiorità.

A questo proposito tuttavia è necessaria una considerazione fondamentale: parlare di due parti distinte dell'io, corpo e spirito, equivale alla piena accettazione del secolare postulato cristiano che scinde l'individuo in anima e corpo, senza saperne vedere la continuità. La danza, nel suo significato più ampio e spontaneo, costituisce la negazione radicale di tale dualismo, che ha avuto la funzione determinante di condizionare gran parte del pensiero e della cultura occidentali.

Basta dare uno sguardo alla storia della danza per comprendere quanto tale forma d'espressione abbia subìto l'influsso di una morale che per tanti secoli ha imposto il disprezzo e la frustrazione del fisico.

A partire dalla caduta dell'Impero romano si assiste a un estremo impoverimento delle forme di danza: fin dal IV secolo, durante il periodo degli imperatori cristiani, ogni attività di teatro e di danza viene considerata immorale e si nega il battesimo a tutti coloro che vi assistono o vi partecipano. Nel 398, il Concilio di Cartagine, commina la scomunica per coloro che assistono a spettacoli tea
anonymous
2008-05-06 08:07:43 UTC
La vera origine delle punte non è attualmente ancora conosciuta: si sa quasi per certo che nell'ottocento venissero già utilizzate da ballerini nei teatri di Napoli.



Nel XX secolo diventano calzature esclusivamente femminili: la tecnica definita en pointe richiede che il piede si alzi da terra scaricando il peso sulla punta, di conseguenza nasce la necessità di un paio di scarpe capace di facilitare questo movimento, operato per donare maggiore grazia e leggerezza alla ballerina. Intorno al 1820 molte ballerine iniziano a sperimentare nei vari balletti questa tecnica: l'apoteosi e la conseguente affermazione la si avrà poi nel 1832, quando Maria Taglioni salirà in punta nel balletto La Sylphide, interamente interpretato sulle punte.



Con il passare degli anni e con il progressivo tecnicismo acquisito dalle ballerine classiche, nascono nuovi passi di danza sempre più complessi e numerosi, che richiedono delle calzature rinforzate e, a seconda della tecnica di ballo, anche forme differenti per andare incontro alle diverse morfologie di piede: ad esempio le punte europee differiscono dalle punte russe per il bordino, e per la dimensione della punta. Le prime infatti hanno un laccio che regola la circonferenza del collo della scarpetta ed hanno una mascherina detta "ad U", e la punta ha una base più larga; quelle russe, invece, oltre a non avere lacci per la regolazione della circonferenza, hanno la caratteristica mascherina detta "a V", e la base della punta più stretta, che quindi necessita di un maggiore sforzo per mantenere l'equilibrio.



La nascita delle punte coincide anche con l'affermarsi della corrente romanticista della danza: la tecnica en pointe assume dunque un ruolo molto importante, tanto che molti coreografi, tra cui Marius Petipa, utilizzano questa tecnica per la maggior parte dei loro lavori.
anonymous
2008-05-04 11:16:30 UTC
Le Scarpette da punta, emblema della danza classica, sono un modello speciale di calzatura usato dai ballerini per danzare in punta.



Permette loro infatti di muoversi sulla punta dei loro piedi.



Questo modello è solitamente indossato dalle ballerine, ciò nonostante anche ballerini lo indossano per determinati ruoli, come l'orribile sorellastra in "Cenerentola" oppure Bottom nel balletto "Sogno di una notte di mezza estate".



Storia delle Scarpe da Punta



Le origini delle punte non sono ben conosciute. Sembra che esse siano state già utilizzate nel 18° secolo da danzatori maschi nei teatri da fiera napoletani.



All’inizio del 19° secolo, divengono esclusivamente femminili. Questa tecnica nasce quando la scarpina piatta soppianta la scarpina col tacco: progressivamente il lavoro del piede in mezza punta portato al limite estremo conduce naturalmente verso l’utilizzo di una nuova scarpina che consenta di andare sulle punte.



Intorno al 1820, già molte danzatrici cominciano a sperimentare in scena la tecnica delle punte che si afferma definitivamente con Maria Taglioni quando nel 1832, danza La Sylphide il primo balletto interamente interpretato sulle punte che acquisiscono altresì una dimensione simbolica in quanto rispondono all’immagine del Romanticismo della donna eterea. In effetti, grazie ad esse, la donna cessa d’essere legata alle leggi dell’anatomia e diventa una creatura sovrannaturale.



Progressivamente, la tecnica delle punte si perfeziona. I passi di danza sempre più numerosi e complessi (ballonné, changement de pied, relevé, tour etc.) necessitano di un apprendimento particolare e di scarpine rinforzate la cui costruzione si evolve con il tempo e differisce secondo le scuole delle varie nazioni: le punte inglesi, per esempio, presentano un profilo molto fino ma sono più larghe di fronte mentre le punte russe sono più a forma conica.



Anche i coreografi iniziano a creare balletti che privilegiano il lavoro della danzatrice sulle punte. Tra questi un posto importante occupa Marius Petipa, grande propulsore del virtuosismo nei balletti. Infine, le punte sono divenute il simbolo della danza classica e neoclassica.



La danza classica arriva nel XIX secolo ai suoi massimi livelli artistici. Livelli sicuramente migliorabili, perfezionabili in seguito sotto l'aspetto atletico e tecnico come avviene nello sport, ma non sotto l'aspetto artistico. In tutto il mondo a tutt'oggi dire danza classica significa dire La Sylphide che è del 1832, Giselle del 1841, Don Chisciotte del 1869, Coppelia del 1870, La bella addormentata del 1890, Lo schiaccianoci del 1892 e Il lago dei cigni del 1895. Tutti balletti vivi, presenti nei repertori dei principali teatri mondiali e in dvd nei negozi specializzati. La danza classica è e rimarrà questa. Ti faccio un paragone: prendi gli strumenti musicali, il violino, il pianoforte, il clarinetto, la chitarra, la fisarmonica… Pensa che evoluzione c'è stata nel corso dei millenni. E giunti a questo punto ho dei seri dubbi che qualcuno inventi strumenti nuovi che entrino nella storia della musica come ci sono entrati il violino o il pianoforte. E così è la danza accademica. Improbabile che se ne inventi di nuova.

E' il genere più antico di danza che si possa studiare nelle accademie.

La sua origine proviene direttamente dall'Italia, dai balli di corte del rinascimento. Ma il genere venne presto ripreso anche dalle corti francesi, che lo svilupparono e lo portarono alla massima espressione durante il XVII-XVIII secolo.

Fu in questo periodo che lavorò il coreografo Pierre Beauchamp, considerato il “creatore” delle cinque posizioni classiche.



In questo periodo la danza smise di essere un esercizio di corte. Non era più una cosa un po’ per tutti quanti (lo stesso Luigi XIV assunse il nome di Re Sole anche perché interpretò la parte del dio sole in "Le Ballet de la Nuit" nel 1653), ma divenne una professione vera e propria.



All’inizio tutti i danzatori erano uomini. La prima donna a ballare salì sul palco nel 1681. Nel 1700 Raoul Feuillet scrisse un libro in cui raccolse le posizioni e i passi base della danza, ancora oggi utilizzati.



I danzatori del XVIII secolo erano coperti da maschere, indossavano grosse parrucche e scarpe col tacco. Le donne indossavano gonne larghe e lunghe, strette nei loro corpetti. Gli uomini non erano certo molto più leggeri.

Furono due donne a cambiare le cose. Le due migliori ballerine francesi dell’epoca. Marie Camargo infatti scelse scarpe senza tacco, accorciò le gonne rendendole meno ingrombranti e abbandonò le maschere, mentre la sua rivale, Marie Salle, abbandonò i pesanti costumi scegliendo per il suo compagno delle tuniche greche.



La prima donna della storia ad aver compiuto una doppia pirouette è stata Hanne Heinel.

Furono inglesi e tedeschi ad evolvere l’idea di balletto. Infatti John Weaver, a Londra, eliminò le parole dai suoi spettacoli, cercando di rappresentare i concetti attraverso espressività del movimento.

Nel 1735 fu fondata l’Accademia Imperiale Russa, che darà poi vita al Russian Ballet, il Balletto Russo.

Verso la fine del ‘700 la danza cominciò a subire forti accelerazioni.

Si iniziò ad andare sulle punte. Per lo più per due o tre passaggi.

Fino a che, per la prima votla, Marie Taglioni nel 1832 ballò tutta “La Sylphide” sulle punte.

Nel 1828 vennero isnerite per la prima volta nei balletti delle prese.

È l’era del Balletto Romantico. Siamo infatti entrati nel romanticismo e la danza non fa eccezione.

Marie Taglioni interpretò Sylphide. Questa rappresentazione cambiò moltissimo lo stile dei balletti, nella tecnica, nella storia e nei costumi. Fu proprio “La Sylphide” ad ispirarne il successore ideologico: “La Giselle”, interptretato per la prima volta all’Opera di Parigi nel 1841 da Carlotta Grisi. Anche ne “La Giselle” il tema sovrannaturale è dominante. Nel secondo atto i fantasmi indossano il tutù bianco reso popolare da “La Sylphide”.

Un salto ci porta alla creazione dei più grandi balletti del mondo.

Nel 1932 George Balachine fonda la School of American Ballet.

Più tardi, nel 1947, insieme a Kirstein fonda la Bellet Society che diventerà l’anno successivo (1948) il New York City Ballet. Così nacquero tanti balletti in tante città nordamericane: il National Ballet of Canada, a Toronto nel 1951, Les Grands Ballets Canadiens, a Montréal nel 1952, il Pennsylvania Ballet, a Philadelphia nel 1963 e lo Houston Ballet nel 1963.

Nel 1956 le grandi compagnie russe, come la compagnia Bolshoi o la compagnia Kirov, cominciarono ad esibirsi in occidente. L’intenso spirito drammatico e il grande viruosismo tecnico ebbero un fortissimo impatto sul pubblico. È importante citare i grandi nomi di Rudolf Nureyev, diventato poi direttore artistico del Paris Opéra Ballet, di Natalia Makarova o di Mikhail Baryshnikov, poi direttore dell’American Ballet Theatre, a New York City.

A partire dagli anni ’60 il pubblico divenne più vario. Molti giovani cominciarono ad andare a vedere la danza in teatro. Così virtuosismi atletici, ritmi moderni, temi attuali, furono sempre più ben accetti.

Molti balletti classici cominciarono ad essere accompagnati da musica Jazz o addirittura dal Rock’n Roll. Questa trasformazione diede maggiore impulso per lo sviluppo della danza moderna.







La Tomaia o parte esterna



E’ la parte estetica della scarpina, essa ricopre il piede ed è in raso.

Esistono anche che utilizzano altro materiale meno lucido o tessuto elasticizzato.

La parte estrema della punta si chiama “empeigne” (impegno):

L’altezza dell’empeigne dipende dalla qualità del piede e dalla sua morfologia.

Sarà alta se le dita sono lunghe e il collo del piede forte, corta nel caso contrario e media per i piedi intermedi. Il tallone e la scollatura devono essere anch’essi adatti al piede. Per una migliore adesione del tallone, è preferibile aggiungere un elastico che circondi la caviglia tenendo così la scarpina ben ferma al piede. Alcune ballerine preferiscono cucire un elastico più piccolino dietro il tallone, attraverso il quale fare passare i nastri e lasciare così maggiore libertà alla caviglia. Il cordoncino che si trova all’interno della scollatura della scarpina non dovrà essere troppo stretto per evitare danni al tendine d’Achille.



} L’embout

E’ la piattaforma, la base sulla quale tutto il peso del corpo si posa. All’interno degli spessori di tela incollate induriscono la punta ed avvolgono le dita del piede come un guscio (parte dura sotto l’empeigne). Le dita devono essere ben allungate nel guscio.



} La soletta

E’ una parte molto importante in quanto è la parte più stretta della scarpina e sostiene il piede dal tallone alla punta. La soletta interna è generalmente composta di cuoio o da policarbonato. Per i piedi molto forti esistono punte con le doppie solette. La soletta esterna è generalmente composta di cuoio.





A che età iniziare a studiare sulle punte?

In generale, le bambine che hanno cominciato a studiare danza tra i 5 e i 10 anni possono iniziare a mettere le punte vero i 12 anni. Non è però sempre così. Bisogna infatti attendere che l’ossatura e la muscolatura siano abbastanza solide per potere reggere senza danni il lavoro sulle punte. In qualche caso, dunque, bisognerà attendere. Meglio è nel frattempo lavorare per irrobustire le caviglie e sviluppare il collo del piede. E’ importante comunque non iniziare senza l’apporto del proprio insegnante, il quale potrà giudicare se si è pronti allo studio con le punte e potrà insegnarvi la tecnica giusta e correggere i vostri difetti.



Preparare le punte per l'uso

Bisogna cominciare cucendo i nastri e gli elastici. Per trovare il posto corretto dei nastri, piegare la parte posteriore della
lisa
2008-05-04 04:20:01 UTC
Le scarpe per la danza classica, come molti sanno, sono le punte. Esse prendono origine intorno al 1700, quando venivano indossate da ballerini di sesso maschile. Solo un secolo dopo diventano prerogativa femminile, in particolare è il 1820 l’anno decisivo per l’utilizzo delle punte, anno in cui viene realizzato il primo balletto esclusivamente sulle punte.

Le scarpe danza Capezio non sono paragonabili per cura nei dettagli e nell’originalità dei suoi brevetti a nessun altro paio di scarpe esistenti sul mercato. Non a caso queste sono le preferite dalle maggiori etoile della danza classica e moderna. La loro storia parte proprio da un italiano, Salvatore Capezio, che nel 1887 aprì un piccolo negozio di scarpe in un luogo strategico: a Broadway, proprio di fronte il Metropolitan Opera House di New York.



Oltre a riparare le scarpe delle ballerine, egli inventò dopo non molto tempo un tipo di scarpe da punta rivoluzionarie che univano la forma tradizionale con le forme moderne dell’ingegneria, che lui a lungo aveva studiato. Da qui il successo delle sue scarpette di gesso e la scelta di calzature Capezio da parte dei ballerini più famosi, da Angelina Passone fino alla Pavlova che furono le principali responsabili della grande circolazione di questo tipo di scarpe. Una delle novità della linea Capezio riguarda in particolar modo le scarpe utilizzate per la danza moderna e si tratta dell’originale Split Sole, la suola della scarpa spezzata in modo da valorizzare il collo del piede dei danzatori e permettere maggiore morbidezza nei movimenti dei piedi.



Oggi Capezio è presente nel mercato internazionale non solo con le classiche punte di gesso e le scarpe nere dalla suola spezzata ma anche con abbigliamento tecnico, borse, calze e accessori per tutti i danzatori che si cimentano in tutti i generi di danza: dalla classica, alla moderna, dalle danze di carattere all’hip hop. E proprio all’hip hop è dedicata l’ultima novità di Capezio con le sue scarpe ispirate ” alla strada” di cui importante testimonial è Brian Friedman, ballerino che ha collaborato con artisti quali Michael Jackson, Britney Spears e Pink. Da anni quindi, Capezio è in grado di rispondere alle esigenze di tutti i “piedi” più famosi e importanti.


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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